Gior PANORAMA 04    22-02-13 17.06.20

Home
Su

 
     

 

www.panorama.it  Copyright © 2002 Mondadori - Panorama Tutti i diritti riservati

 


Mostre e Cultura

 


L'architetto e Margherita

 
di  Franco Monteforte

Il cippo fatto erigere sull'altopiano di Asiago in ricordo di Roberto Sarfatti



16/7/2004

URL: http://www.panorama.it/cultura/eventi/articolo/ix1-A020001025822


Il cubo di pietra venne commissionato da Sarfatti, scrittrice e amante di Mussolini, a Giuseppe Terragni, esponente del razionalismo. Che cadde in disgrazia.
 
In cima al Col d'Echele, sull'altopiano di Asiago, un monolitico cippo, un cubo, si innalza su due ali di ruvida pietra, preceduto da due stretti muraglioni attraverso cui passa la breve scalinata che porta alla sua facciata su cui sono incise queste semplici parole: «Roberto Sarfatti volontario diciassettenne Medaglia d'Oro caporale del 6° Alpini qui cadde, questa terra rivendicando all'Italia».

Č un piccolo monumento, disegnato nel 1935 da Giuseppe Terragni, di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita, per Margherita Sarfatti, scrittrice e critica d'arte, amante di Benito Mussolini, che lo volle dopo il ritrovamento (nel 1934) del corpo del figlio, morto nel 1918 durante l'assalto alla cima del Col d'Echele. Attorno alle vicende progettuali del monumento, Jeffrey T. Schnapp ha costruito una bella mostra al Museo Palladio di Vicenza, In cima. Giuseppe Terragni per Margherita Sarfatti. Architetture della memoria del '900 (fino al 9 gennaio 2005, catalogo Marsilio), che colloca, a giusto titolo, quest'opera di Terragni fra i capolavori pił alti del moderno monumentalismo razionalista europeo, alla cui progettazione non fu estraneo il gusto di Sarfatti.

Terragni, allora appena trentenne e gią esponente di punta del razionalismo architettonico italiano, realizzava in quegli anni a Como la sua celebre Casa del Fascio, mentre Margherita Sarfatti, al culmine della sua fama, conservava ancora a 54 anni tutta la sensualitą e il fascino intellettuale che ha nel ritratto di Mario Sironi del 1916, esposto a Vicenza assieme ad altre opere di Boccioni, Funi, Sant'Elia e dello stesso Terragni che ne testimoniano i legami e la forte influenza sulla pittura e l'architettura del primo Novecento.

Con la nuda geometria delle sue forme archetipiche (il cubo, la croce, la scala) e il volto scabro della pietra, Terragni dą vita qui a un'architettura che fonde arcaismo e modernitą, un monumento antiretorico e antimonumentale che ha il suo pił immediato precedente in quello berlinese a Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg di Mies van der Rohe fatto demolire da Adolf Hitler nel '33, e il suo esito pił recente nel monumento ai Partigiani di Aldo Rossi sulla piazza del Municipio a Segrate (Milano), a conferma che il linguaggio dell'architettura moderna si sviluppa al di sopra di ideologie e regimi politici contrapposti.

Ma il «monumentino» di Terragni («il caro segno» come lo chiamava la Sarfatti) ha un'intensitą poetica e malinconica che nasce dalle infinite suggestioni che la sua stessa forma di cripta all'aperto e di croce riverbera nel grande vuoto del paesaggio circostante. Una dolente simbologia sacrificale e di solitudine che, al di lą dell'asciutto ricordo del ragazzo caduto, sembra prefigurare il destino stesso dell'architetto e della sua committente. A partire dal 1935, infatti, il razionalismo astratto e anticelebrativo di Terragni entra in disgrazia agli occhi del regime e l'architetto comasco morirą nel '43 con la mente sconvolta al ritorno dal fronte russo.
Anche per Sarfatti nel '35 comincerą il declino fino a essere inserita nel '38 in una lista di intellettuali fascisti ebrei da emarginare dalla vita pubblica. Emigra allora dall'Italia per farvi ritorno solo nel '47, morendo infine, dimenticata, nel 1961.

 

 


 

 

 

 

 

Home

Ultimo aggiornamento: 20-01-05