Nasce
in una famiglia ebraica (un cugino è padre di
Natalia Ginzburg) a Venezia l'8 aprile 1880.
Margherita Grassini trascorre un'adolescenza dorata
fra lo studio e l’arte. Si sposa giovanissima (1898)
con l’avvocato Cesare Sarfatti (si erano conosciuti
quando lei aveva ancora 15 anni), ma si trasferisce
a Milano nel 1902 per liberarsi del provincialismo
veneziano del momento. Ha intanto avuto dal
matrimonio i primi due figli Roberto e Amedeo. Si
impegna politicamente nel partito socialista come il
marito ( è vicina ad Anna Kuliscioff) continuando
però a sfoggiare i segni della sua ricchezza, della
sua classe sociale borghese che si incrementa
ulteriormente quando eredita dal padre. Si
trasferisce allora in C.so Venezia 95 in una casa
lussuosissima che diventerà il salotto artistico di
Milano (Marinetti, Carrà, Boccioni, Sironi, Funi
pittori…. Etc, Palazzeschi, Panzini, Sem Benelli,
Mario Missiroli e Ada Negri, scrittori
http://www.girodivite.it/antenati/xx2sec/sarfatti/salotto_sarfatti.htm
). Sempre nel 1908 viene acquistata la casa di
campagna di Cavallasca, sul lago di Como, (già
appartenuta a Carlo Imbonati) dove i Sarfatti
trascorreranno le loro vacanze e dove Margherita
vivrà gli ultimi anni della sua vita. L'interesse
per l'arte moderna, intanto, si sta trasformando in
vera professione. I suoi articoli compaiono
regolarmente sull'"Avanti
della Domenica" e dal 1909 è responsabile
della rubrica di critica d’arte dell’"Avanti!",
giornale socialista. Quando Anna
Kuliscioff fonda nel 1912 "La difesa delle
lavoratrici", Margherita si impegna con scritti e
con denaro alla riuscita dell'iniziativa.
L'anno
1912 è anche l'"anno fatale". Il 1 dicembre
Mussolini assume la direzione dell'“Avanti!” e si
trasferisce a Milano. Margherita, avversaria di
corrente interna, si presenta per dare le dimissioni.
Dal diverbio fra i due nasce una simpatia reciproca
che si trasforma presto in relazione più intima.
Scoppiano però anche furiose liti di gelosia perché
Mussolini non intende interrompere le sue numerose
relazioni. I rapporti restano così sospesi su un
piano di "comune libertà socialista". Allo
scoppio della guerra Mussolini non può tirarsi
indietro come interventista (era stato espulso dal
partito) e resta gravemente ferito durante
un'esercitazione. Anche per Margherita il destino ha
in serbo una disgrazia. Il primogenito Roberto, nato
a Venezia il 10 ottobre 1900, dopo molte insistenze
e tentativi (gli mancava l’età), riesce ad
arruolarsi e nel luglio 1917 parte per il fronte.
Muore in battaglia a Case Ruggi sul Col d’Echele (Sasso
d’Asiago) il 28 gennaio 1918, a 17 anni.
" Volontario di guerra alpino
(6° Rgt), lanciatosi all'attacco di un camminamento
nemico, vi catturava da solo trenta prigionieri ed
una mitragliatrice. Ritornato all'attacco di una
galleria fortemente munita, vi trovava morte
gloriosa." –
Come
raggiungere il monumento funebre dedicatogli dalla
madre e progettato da Giuseppe Terragni. Dal fianco
(sinistro) della Chiesa di Sasso, a destra per chi
guarda, dall'incrocio della Via Stoccareddo-Asiago
parte una strada per le contrade aggrappate sul Col
Rosso e Echele. La strada (stretta ma discreta, 4/5
km) sale di tornante in tornante verso case Caporai.
In cima quando vi si apre la visuale panoramica
trovate a destra Via Echele e una strada sterrata
che scende a Ruggi (a sinistra si va a Caporai Col
Rosso). Dopo circa 2/300 metri, si incontra, sulla
destra, la (tomba) monumento di Roberto Sarfatti. In
realtà la salma di Roberto Sarfatti riposa
nell'ottagono centrale del Leiten di Asiago, assieme
a quella di altri undici eroi, medaglie oro, caduti
sul Altipiano. Tra questi i già bersaglieri
Prestinari, De Lamberti e Stasi. I nomi di tutti
loro sono incisi alla base del calice d'oro usato
nelle Messe che si celebrano sull'altare della
Cappella dell'Ossario.
Alla
fine della guerra Margherita, espulsa anche lei dal
partito, entra nella redazione del “Popolo d'Italia”,
il nuovo giornale fondato da Mussolini. Il legame
con Mussolini si fa sempre più stretto, in politica
e in amore. Durante tutti questi anni la loro
relazione resta però ufficialmente segreta. Accasati
entrambi, anche se nessuno dei due nasconde al
rispettivo coniuge la relazione, ritengono tuttavia
opportuno non ostentarla. Nasce intanto il gruppo
d’artisti “Novecento”. E' composto inizialmente dai
pittori Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gianluigi
Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi, Anselmo Bucci
e Mario Sironi. Nel 1920 la prima idea, nel 1922 la
vera e propria fondazione del gruppo.
La
grande mostra del '26 alla Permanente "arte fascista".
vede la partecipazione di tutti i maggiori artisti
italiani. Dei primi sette restavano legati a
Margherita però solo Funi, Marussig e Sironi, ma tra
i nuovi arrivati c’è De Chirico, Campigli, Casorati,
Guidi, Morandi, Severini. Alla mostra sono presenti
anche i futuristi Balla, Depero, Prampolini e Russo.
L'unico gruppo dissidente è quello toscano di
Strapaese guidato da Soffici e Rosai, ma in questa
mostra alcuni di loro sono egualmente presenti. La
terza Biennale di Monza del 1927 è dedicata a
"Il Novecento e il
Neoclassicismo nella decorazione e nell'arredamento".
Questa mostra, che si teneva nella Villa Reale di
Monza dal 1923, è fortemente sostenuta dalla
Sarfatti che riesce ad avviare nel 1931 la
costruzione a Milano del nuovo Palazzo dell'Arte
destinato ad ospitare quella che ormai è diventata
la Triennale, regno incontrastato dei novecentisti
fino alla caduta del fascismo.
Il pittore Achille Funi dedicava un dipinto a
Roberto Sarfatti
in marcia con due suoi alpini,
1918. Funi riproduce la faticosa esperienza al
fronte in un quadro in cui domina, nel bagliore che
gli illumina il volto, la figura di Roberto mentre
cavalca un asino dignitosamente portato da due
alpini. Il lento incedere del loro cammino sui
ciottoli dissestati di uno stretto sentiero
montagnoso è calato in una suggestiva oscurità, resa
attraverso il sapiente dosaggio delle tonalità
brunastre con cui l'artista modella le figure.
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Dirà nella biografia ufficiale
"...capi fascisti in
sottordine, ras di provincia, senza eccessivi
scrupoli per le convenienze, devoti al capo, ma fra
di loro rissosi gelosi l'uno dell'altro e dei
supremi favori, innamorati della gloria, ma facili a
scambiarla con una gloriuccia qualsiasi, idealisti,
egocentrici, non insensibili ai cupidi beni,
esecutori impareggiabili, mediocri strateghi,
eccellenti per l'azione rivoltosa, pericolosi
qualche volta, dissolvitori per l'azione di governo:
è da chiedersi se Mussolini da essi abbia avuto
maggiore aiuto, in un primo tempo, o più gravi
fastidi in un secondo momento".
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Dux Negli anni ‘20
Margherita raggiunge il massimo della sua fama.
Morto il marito Cesare nel 1924, inizia a scrivere
la biografia di Mussolini. L'idea era stata di
Prezzolini per diffondere all’estero le capacità del
nuovo Primo Ministro italiano. Il libro esce infatti
in Inghilterra nel 25 come “The Life of Benito
Mussolini”. L'anno dopo la Mondadori col titolo
Dux in Italia. Seguiranno ben 17 ristampe in Italia
mentre all'estero verrà tradotto in 18 lingue. In
Giappone ne verranno vendute più di 300.000 copie.
Margherita è ormai per tutti "la donna del Duce".
Nel 1928, quando Mussolini va ad abitare a Villa
Torlonia, Margherita lascia definitivamente la casa
di Milano e trasloca con la figlia Fiammetta nelle
vicinanze della Villa. I tempi però stanno
cambiando. Le trattative per il Concordato con la
Chiesa consigliano Mussolini di sposare "in chiesa"
Rachele e poi di far arrivare a Roma la vecchia
famiglia "dimenticata". Margherita ha ormai 50 anni,
è ingrassata e ha un carattere dispotico. Dopo la
morte di Arnaldo Mussolini, il moderatore di
famiglia, il clima cambia e si involgarisce nella
retorica. Retorica "imperiale" che Margherita e
altri avevano cercato di combattere. Anche Toscanini,
seguace di Mussolini dai tempi di San Sepolcro,
lascia l'Italia. La loro unione ormai su un piano
prettamente intellettuale va sfumando. Margherita
viaggia negli Stati Uniti tentando di trovare per
Mussolini nuove vie occidentali lontane dal Fuhrer
(su questo periodo si innesta la trama del Film
"
Il Prezzo
della Libertà"). La freddezza di
Mussolini nei suoi confronti diventa ostilità dopo
il matrimonio di Edda con Galeazzo Ciano, mentre si
avvicina il momento delle leggi razziali (1938).
Nonostante i suoi rapporti personali con il duce e
la conversione al cattolicesimo avvenuta anni prima
è costretta ad emigrare. Il figlio Amedeo, con
l'aiuto di
Raffaele Mattioli, The fabulous italian banker, come
lo chiamavano da direttore della Banca Commerciale
Italiana
http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti60.html
, trova una sistemazione in Uruguay.
Margherita, dopo aver portato al sicuro in Svizzera
le lettere di Mussolini, si trasferisce in novembre
a Parigi e l'anno seguente raggiunge il figlio a
Montevideo. Ritornerà solo nel 47. Muore al “Soldo”
il 30 ottobre 1961 lasciando nel suo ultimo libro
“Acqua passata” del 19 55 le memorie della sua
vita e dei suoi amici. La parola "fascismo" compare
nel libro una sola volta. |
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