Margherita Sarfatti    22-02-13 17.06.20

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Il salotto di MARGHERITA

 

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Sironi: ritratto della Sarfatti    Margherita Sarfatti Grassini 

Venezia 1880 - Cavallasca (Como) 1961  

tratto dal sito "Donne dossier"

 

Nasce in una famiglia ebraica (un cugino è padre di Natalia Ginzburg) a Venezia l'8 aprile 1880. Margherita Grassini trascorre un'adolescenza dorata fra lo studio e l’arte. Si sposa giovanissima (1898) con l’avvocato Cesare Sarfatti (si erano conosciuti quando lei aveva ancora 15 anni), ma si trasferisce a Milano nel 1902 per liberarsi del provincialismo veneziano del momento. Ha intanto avuto dal matrimonio i primi due figli Roberto e Amedeo. Si impegna politicamente nel partito socialista come il marito ( è vicina ad Anna Kuliscioff) continuando però a sfoggiare i segni della sua ricchezza, della sua classe sociale borghese che si incrementa ulteriormente quando eredita dal padre. Si trasferisce allora in C.so Venezia 95 in una casa lussuosissima che diventerà il salotto artistico di Milano (Marinetti, Carrà, Boccioni, Sironi, Funi pittori…. Etc, Palazzeschi, Panzini, Sem Benelli, Mario Missiroli e Ada Negri, scrittori http://www.girodivite.it/antenati/xx2sec/sarfatti/salotto_sarfatti.htm  ). Sempre nel 1908 viene acquistata la casa di campagna di Cavallasca, sul lago di Como, (già appartenuta a Carlo Imbonati) dove i Sarfatti trascorreranno le loro vacanze e dove Margherita vivrà gli ultimi anni della sua vita. L'interesse per l'arte moderna, intanto, si sta trasformando in vera professione. I suoi articoli compaiono regolarmente sull'"Avanti della Domenica" e dal 1909 è responsabile della rubrica di critica d’arte dell’"Avanti!", giornale socialista. Quando Anna Kuliscioff fonda nel 1912 "La difesa delle lavoratrici", Margherita si impegna con scritti e con denaro alla riuscita dell'iniziativa. 

L'anno 1912 è anche l'"anno fatale". Il 1 dicembre Mussolini assume la direzione dell'“Avanti!” e si trasferisce a Milano. Margherita, avversaria di corrente interna, si presenta per dare le dimissioni. Dal diverbio fra i due nasce una simpatia reciproca che si trasforma presto in relazione più intima. Scoppiano però anche furiose liti di gelosia perché Mussolini non intende interrompere le sue numerose relazioni. I rapporti restano così sospesi su un piano di "comune libertà socialista". Allo scoppio della guerra Mussolini non può tirarsi indietro come interventista (era stato espulso dal partito) e resta gravemente ferito durante un'esercitazione. Anche per Margherita il destino ha in serbo una disgrazia. Il primogenito Roberto, nato a Venezia il 10 ottobre 1900, dopo molte insistenze e tentativi (gli mancava l’età), riesce ad arruolarsi e nel luglio 1917 parte per il fronte. Muore in battaglia a Case Ruggi sul Col d’Echele (Sasso d’Asiago) il 28 gennaio 1918, a 17 anni. " Volontario di guerra alpino (6° Rgt), lanciatosi all'attacco di un camminamento nemico, vi catturava da solo trenta prigionieri ed una mitragliatrice. Ritornato all'attacco di una galleria fortemente munita, vi trovava morte gloriosa." –

 Il monumento definitivo (come è adesso)Come raggiungere il monumento funebre dedicatogli dalla madre e progettato da Giuseppe Terragni. Dal fianco (sinistro) della Chiesa di Sasso, a destra per chi guarda, dall'incrocio della Via Stoccareddo-Asiago parte una strada per le contrade aggrappate sul Col Rosso e Echele. La strada (stretta ma discreta, 4/5 km) sale di tornante in tornante verso case Caporai. In cima quando vi si apre la visuale panoramica trovate a destra Via Echele e una strada sterrata che scende a Ruggi (a sinistra si va a Caporai Col Rosso). Dopo circa 2/300 metri, si incontra, sulla destra, la (tomba) monumento di Roberto Sarfatti. In realtà la salma di Roberto Sarfatti riposa nell'ottagono centrale del Leiten di Asiago, assieme a quella di altri undici eroi, medaglie oro, caduti sul Altipiano. Tra questi i già bersaglieri Prestinari, De Lamberti e Stasi. I nomi di tutti loro sono incisi alla base del calice d'oro usato nelle Messe che si celebrano sull'altare della Cappella dell'Ossario.

 Alla fine della guerra Margherita, espulsa anche lei dal partito, entra nella redazione del “Popolo d'Italia”, il nuovo giornale fondato da Mussolini. Il legame con Mussolini si fa sempre più stretto, in politica e in amore. Durante tutti questi anni la loro relazione resta però ufficialmente segreta. Accasati entrambi, anche se nessuno dei due nasconde al rispettivo coniuge la relazione, ritengono tuttavia opportuno non ostentarla. Nasce intanto il gruppo d’artisti “Novecento”. E' composto inizialmente dai pittori Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gianluigi Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi, Anselmo Bucci e Mario Sironi. Nel 1920 la prima idea, nel 1922 la vera e propria fondazione del gruppo. 

La grande mostra del '26 alla Permanente "arte fascista". vede la partecipazione di tutti i maggiori artisti italiani. Dei primi sette restavano legati a Margherita però solo Funi, Marussig e Sironi, ma tra i nuovi arrivati c’è De Chirico, Campigli, Casorati, Guidi, Morandi, Severini.  Alla mostra sono presenti anche i futuristi Balla, Depero, Prampolini e Russo. L'unico gruppo dissidente è quello toscano di Strapaese guidato da Soffici e Rosai, ma in questa mostra alcuni di loro sono egualmente presenti. La terza Biennale di Monza del 1927 è dedicata a "Il Novecento e il Neoclassicismo nella decorazione e nell'arredamento". Questa mostra, che si teneva nella Villa Reale di Monza dal 1923, è fortemente sostenuta dalla Sarfatti che riesce ad avviare nel 1931 la costruzione a Milano del nuovo Palazzo dell'Arte destinato ad ospitare quella che ormai è diventata la Triennale, regno incontrastato dei novecentisti fino alla caduta del fascismo. 

Il pittore Achille Funi dedicava un dipinto a Roberto Sarfatti in marcia con due suoi alpini, 1918. Funi riproduce la faticosa esperienza al fronte in un quadro in cui domina, nel bagliore che gli illumina il volto, la figura di Roberto mentre cavalca un asino dignitosamente portato da due alpini. Il lento incedere del loro cammino sui ciottoli dissestati di uno stretto sentiero montagnoso è calato in una suggestiva oscurità, resa attraverso il sapiente dosaggio delle tonalità brunastre con cui l'artista modella le figure. 

 

Con la figlia Fiammetta

Roberto Sarfatti

Dirà nella biografia ufficiale "...capi fascisti in sottordine, ras di provincia, senza eccessivi scrupoli per le convenienze, devoti al capo, ma fra di loro rissosi gelosi l'uno dell'altro e dei supremi favori, innamorati della gloria, ma facili a scambiarla con una gloriuccia qualsiasi, idealisti, egocentrici, non insensibili ai cupidi beni, esecutori impareggiabili, mediocri strateghi, eccellenti per l'azione rivoltosa, pericolosi qualche volta, dissolvitori per l'azione di governo: è da chiedersi se Mussolini da essi abbia avuto maggiore aiuto, in un primo tempo, o più gravi fastidi in un secondo momento".

Dux

Negli anni ‘20 Margherita raggiunge il massimo della sua fama. Morto il marito Cesare nel 1924, inizia a scrivere la biografia di Mussolini. L'idea era stata di Prezzolini per diffondere all’estero le capacità del nuovo Primo Ministro italiano. Il libro esce infatti in Inghilterra nel 25 come “The Life of Benito Mussolini”. L'anno dopo la Mondadori col titolo Dux in Italia. Seguiranno ben 17 ristampe in Italia mentre all'estero verrà tradotto in 18 lingue. In Giappone ne verranno vendute più di 300.000 copie. Margherita è ormai per tutti "la donna del Duce". Nel 1928, quando Mussolini va ad abitare a Villa Torlonia, Margherita lascia definitivamente la casa di Milano e trasloca con la figlia Fiammetta nelle vicinanze della Villa. I tempi però stanno cambiando. Le trattative per il Concordato con la Chiesa consigliano Mussolini di sposare "in chiesa" Rachele e poi di far arrivare a Roma la vecchia famiglia "dimenticata". Margherita ha ormai 50 anni, è ingrassata e ha un carattere dispotico. Dopo la morte di Arnaldo Mussolini, il moderatore di famiglia, il clima cambia e si involgarisce nella retorica. Retorica "imperiale" che Margherita e altri avevano cercato di combattere. Anche Toscanini, seguace di Mussolini dai tempi di San Sepolcro, lascia l'Italia. La loro unione ormai su un piano prettamente intellettuale va sfumando. Margherita viaggia negli Stati Uniti tentando di trovare per Mussolini nuove vie occidentali lontane dal Fuhrer (su questo periodo si innesta la trama del Film " Il Prezzo della Libertà"). La freddezza di Mussolini nei suoi confronti diventa ostilità dopo il matrimonio di Edda con Galeazzo Ciano, mentre si avvicina il momento delle leggi razziali (1938). Nonostante i suoi rapporti personali con il duce e la conversione al cattolicesimo avvenuta anni prima è costretta ad emigrare. Il figlio Amedeo, con l'aiuto di Raffaele Mattioli, The fabulous italian banker, come lo chiamavano da direttore della Banca Commerciale Italiana  http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti60.html  , trova una sistemazione in Uruguay. Margherita, dopo aver portato al sicuro in Svizzera le lettere di Mussolini, si trasferisce in novembre a Parigi e l'anno seguente raggiunge il figlio a Montevideo. Ritornerà solo nel 47. Muore al “Soldo” il 30 ottobre 1961 lasciando nel suo ultimo libro “Acqua passata” del 19 55 le memorie della sua vita e dei suoi amici. La parola "fascismo" compare nel libro una sola volta.

primo progetto del monumento

 
Il Prezzo della Libertà (2003) http://www.cinematografo.it/bdcm/bancadati_scheda.asp?sch=37428  

SUSAN SARANDON MARGHERITA SARFATTI
JOHN CUSACK NELSON ROCKFELLER
VANESSA REDGRAVE CONTESSA LAGRANGE
JOHN TURTURRO ALDO SILVANO
BILL MURRAY TOMMY CRICKSHAW

 

Nella New York anni '30 il clima culturale è in pieno fermento, ma la censura incombe e i nuovi capitalisti non sono disposti a subire facili ironie. Così Orson Welles si vede costretto a rinunciare alla messa in scena dello scandaloso musical 'Cradle will rock', scritto da Marc Blitzstein, perchè sospettato di simpatie comuniste . Nel frattempo il pittore Diego Rivera deve decorare, su incarico di Nelson Rockfeller, il Rockfeller Center e una contessa italiana (la patriota Margherita Sarfatti) cerca di vendere opere d'arte di Leonardo Da Vinci per sovvenzionare la causa fascista di Mussolini.

Susan Sarandon e John Cusack

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 21-11-05